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Friday, August 2, 2013

Sei in: Il Fatto Quotidiano > Mondo > Caso Ablyazov, ... Caso Ablyazov, luci e ombre di un dissidente e l’imbarazzo della Francia


L'oligarca kazaco non avrebbe voluto ascoltare i consigli di Vitaly Arkhangelskij, finanziere russo in esilio a Nizza e così sarebbe stato arrestato. La Francia dopo aver negato la cattura, ha confermato la "detenzione provvisoria"

Mukhtar Ablyazov poteva evitare la prigione, e non correre il rischio di essere estradato in Ucraina e poi in Kazakistan. Qualcuno, infatti, lo avrebbe potuto avvisare per tempo, in modo da sfuggire al blitz delle forze speciali francesi. Ma l’oligarca kazako dissidente non ha voluto ascoltare i consigli di Vitaly Arkhangelskij, un finanziere russo in esilio a Nizza che gli aveva offerto i suoi servigi pochi giorni fa, e soprattutto le sue ramificate conoscenze locali. Il finanziere, che è in lotta da anni con una potente holding di San Pietroburgo di cui era stato presidente e direttore generale, era stato arrestato in una situazione simile, perché lo volevano incarcerare in Russia: è riuscito a ottenere una sentenza della Corte d’appello (sempre ad Aix-en Provence, il 24 maggio del 2012) che respingeva la richiesta di estradizione russa nei suoi confronti. Di fatto, accogliendo la tesi difensiva e cioè che c’era un’ingiusta persecuzione, anzi, e che se fosse finito in Russia gli poteva succedere di tutto. D’altra parte, la torta in gioco era tale da non fare garantire i diritti fondamentali della difesa: un conflitto d’interessi colossali – attorno alla costruzione e alla gestione delle attività portuali di Vyborg. Arkhangelskij, per la cronaca, cerca di bloccare i beni della holding di San Pietroburgo all’estero, e la controversia ha ormai i contorni di una saga infinita. Un po’ come la vicenda di Ablyazov.