L'oligarca kazaco non avrebbe voluto ascoltare i
consigli di Vitaly Arkhangelskij, finanziere russo in esilio a Nizza e
così sarebbe stato arrestato. La Francia dopo aver negato la cattura, ha
confermato la "detenzione provvisoria"
Mukhtar Ablyazov poteva evitare la prigione, e non correre il rischio di essere estradato in Ucraina e poi in
Kazakistan. Qualcuno, infatti, lo avrebbe potuto avvisare per tempo, in modo da
sfuggire al blitz delle forze speciali francesi. Ma l’oligarca kazako dissidente non ha voluto ascoltare i consigli di
Vitaly Arkhangelskij,
un finanziere russo in esilio a Nizza che gli aveva offerto i suoi
servigi pochi giorni fa, e soprattutto le sue ramificate conoscenze
locali. Il
finanziere, che è in lotta da anni con una
potente holding di San Pietroburgo di cui era stato presidente e
direttore generale, era stato arrestato in una situazione simile, perché
lo volevano incarcerare in
Russia: è riuscito a
ottenere una sentenza della Corte d’appello (sempre ad Aix-en Provence,
il 24 maggio del 2012) che respingeva la richiesta di estradizione russa
nei suoi confronti. Di fatto, accogliendo la tesi difensiva e cioè che
c’era un’
ingiusta persecuzione, anzi, e che se fosse
finito in Russia gli poteva succedere di tutto. D’altra parte, la torta
in gioco era tale da non fare garantire i diritti fondamentali della
difesa: un conflitto d’interessi colossali – attorno alla costruzione e
alla gestione delle attività portuali di
Vyborg. Arkhangelskij, per la cronaca, cerca di bloccare i beni della holding di
San Pietroburgo all’estero, e la controversia ha ormai i contorni di una saga infinita. Un po’ come la vicenda di Ablyazov.